Eccolo, ci siamo! È con la stessa emozione di un bambino che vede per la prima volta il mare che mi sporgo dal finestrino per salutare l’Oceano Indiano, con emozione e attesa. Ho lasciato due giorni prima il Malawi, atteso con pazienza il visto per entrare in Mozambico, attraversato villaggi e paesaggi incredibili, ed eccomi arrivata alla mia destinazione finale: Ilha de Moçambique, nel nord del Mozambico.
Ecco finalmente le spiagge di sabbia bianchissima, le palme, l’acqua azzurrissima dell’oceano e il famoso ponte di 3 km che collega Ilha de Moçambique con la terraferma.
Ilha, la magica isola decantata da pittori e artisti, è un luogo unico nel suo genere. Dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 1991 e prima capitale del Paese, a lei si deve il nome “Mozambico”. La leggenda vuole che quando Vasco de Gama vi arrivò nel 1498 interrogò il signore locale che disse di chiamarsi “Mussa Bin Iki” o “Mussa al Ambiki”: da lì “Ilha de Moussambiki” e poi “Ilha de Moçambique”.
Nei tre giorni successivi che ho trascorso sull’isola ho avuto modo di esplorarla con calma e perdermi nei suoi vicoli pittoreschi: la Città di Pietra, con il suo fascino decadente, i suoi antichi palazzi coloniali un tempo coloratissimi ora incrostati dal tempo e dalla salsedine, e la Città Macuti, la zona delle capanne di paglia (poverissime) in cui vive la stragrande maggior parte dei 15.000 abitanti dell’isola.
La Città di Pietra è ormai una città fantasma, in cui aleggiano ancora nell’aria i fasti del suo passato glorioso e potente. Ilha de Moçambique fu per lungo tempo la capitale della colonia portoghese del Mozambico, punto strategico per le rotte di commercio con l’India e ahimè luogo di smistamento degli schiavi intorno ala seconda metà del XVIII secolo.
All’estremità settentrionale dell’isola si trova l’imponente Fortezza di São Sebastião, all’interno della quale si trova quella che è la prima chiesa cattolica costruita nell’Africa sub-sahariana: la Cappella di Nossa Senhora de Baluarte, costruita nel 1522. Bellissima anche la Chiesa di Santo António, nella parte orientale dell’isola. Nella vecchia Chiesa della Misericórdia si trova il museo di arte sacra, con oggetti di arte makonde.
La mattina, direttamente sulla spiaggia non lontano dal ponte, è possibile vedere l’arrivo delle barche di pescatori e la contrattazione del pesce mischiandosi tra i locali. All’interno dell’isola ci sono anche alcune moschee e un tempio induista. Non passa inosservato il decadente ma affascinante Ospedale, costruito a fine ‘800, ancora in parte utilizzato oggi.
È piacevole passeggiare tra i mercati di Ilha de Moçambique e passeggiare lungo le spiagge, anche se non sono l’attrattiva principale dell’isola. Le spiagge della parte orientale dell’isola sono sconsigliate perché rocciose; una bella spiaggia si trova a ovest, vicino alla Fortezza.
A Ilha sono legati alcuni dei più importanti nomi della letteratura mozambicana e portoghese. Louis de Camoes, Orlando Mendes, Alberto de Lacerda, Campos Oliveria raccontano di una Ilha in cui c’era una vivace vita culturale che si snodava tra rappresentazioni teatrali, caffè frequentati da letterati e circoli culturali.
eccoti clamore! Ci eravamo scambiate qualche storia sul Mozambico su Tripadvisor, e ora scopro il tuo blog! Io l'ilha non l'ho visitata purtroppo e anche a leggere il tuo racconto me ne rammarico parecchio, ma penso che prima o poi tornerò laggiù. Se vuoi leggere qualche mia impressione sul Mozambico ti lascio il mio blog, ma non ho ancora finito di scrivere…. spero ti faccia piacere! Siamo in pochi ad aver visitato quel paese straordinario! A presto! 😉
Ciao Freya, che piacere! Ilha è davvero un posto magico, stranissimo perché sa di passato coloniale portoghese anche se è nel bel mezzo dell'Africa nera. Il Mozambico merita davvero. Non ho trovato il link del to blog, mandamelo pure
scusami! eccolo qui! http://www.giornirubati.it
a presto!
Grazie, vado a sbirciarlo subito!