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claudia moreschi - travel stories
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Sono frastornata, persa e infreddolita. Il jet lag mi possiede e in faccia ho stampato un bel punto di domanda. Aprendo gli occhi questa mattina ho impiegato diversi secondi per realizzare dove fossi. In ostello a Singapore? No. Nel mio bungalow a Phi Phi Island? No. In una qualche guesthouse sgangherata di fronte al Mekong? Nemmeno.

Con la mente annebbiata e ancora assonnata, ho preso il cellulare per guardare l’ora e poi improvvisamente ho realizzato. Ho riconosciuto le venature del mio comodino in acacia (tra l’altro thailandese) e ho finalmente realizzato: sono a casa. A casa mia. Nel mio letto, In Italia.

Sono tornata.

Che shock!

Questo è un post difficile per me da scrivere. Difficilissimo, perché difficile da spiegare è il mio stato d’animo e contorti i miei pensieri. Dopo cinque mesi di viaggio attraverso cinque paesi, dopo aver dormito in più di 70 posti diversi, incrociato sul mio cammino gente da ogni dove e di ogni genere, dopo aver macinato chilometri su chilometri con ogni genere di mezzo di trasporto, sempre in giro, sempre in cammino, sempre sognando la mia meta successiva, dopo aver fatto quella che è l’esperienza più sensazionale e pazzesca della mia vita.. sono a casa.

So di darvi una delusione e la prima a essere delusa sono io, ma come mi ha detto giustamente una mia carissima amica (magari un po’ pragmatica, ma realista), appena due giorni fa, “prima o poi doveva accadere”. Il mio viaggio, il mio #ClamoreInAsia, non poteva continuare all’infinito. Oddio, in linea teorica per me avrebbe potuto anche durare all’infinito (chi non vorrebbe essere costantemente in viaggio?), ma in linea pratica non è possibile, almeno per ora.

Un lavoro (per fortuna) abbandonato ma pratiche burocratiche da smaltire, risorse auree in esaurimento, questioni lasciate in sospeso che reclamano la mia presenza… mi hanno fatto rientrare. Per ora.

Il mio viaggio avrebbe potuto durare di più, vero, ma avrebbe anche potuto durare molto di meno. Cinque mesi in viaggio sono tanti, decisamente molto di più di quella che è sempre stata la durata media dei miei viaggi (il mio record precedente era un mese al mare a Finale Ligure quando avevo quattordici anni..).

La sera prima di partire, in ostello, mentre a malincuore chiudevo lo zaino, il mio vicino di letto, un ragazzo tedesco, mi ha detto: “Caspita, cinque mesi sono tantissimi! Ti è sembrato che il tempo sia volato o che sia trascorso lentamente?”. Mah, difficile dirlo. Ho fatto un sacco di cose, visto un sacco di posti, ma forse non mi sono sembrati cinque mesi. Poi però torni a casa e ti imbatti in strade nuove, cantieri che prima non c’erano, cantanti alla radio di cui non hai mai sentito il nome (chi cavolo è Lorenzo Fragola?) e prendi coscienza che hai viaggiato davvero a lungo.

È come un salto temporale, non solo geografico. Ritrovarmi catapultata in una realtà così diversa da quella che ho vissuto per cinque mesi, a cui non sono più abituata e non solo: nel frattempo quella realtà è cambiata, mica è stata ferma lì ad aspettarmi.

Non sarà facile riabituarsi (ma devo per forza?), ma del resto lo sapevo prima di partire che questo viaggio mi avrebbe cambiata e mi avrebbe cambiata la vita e che tornando non mi sarei più ritrovata la stessa persona precedente al mio viaggio.

Sono cambiata e ho un bagaglio di cose dentro di me che devono sedimentare e prendere forma. Le mie emozioni devono decantare dolcemente e devo dare loro tempo perché trovino un loro posto nella mia vita.

Un’altra cosa mi ha detto la mia amica l’altro giorno, molto meno pragmatica e più allettante: puoi sempre ripartire quando vuoi. Vero!

Se ce l’ho fatta da sola, per cinque mesi (e non avevo mai fatto una cosa del genere prima), con un budget limitato, e mi sono sentita libera e felice come non mai (nostalgia questa sconosciuta), posso farlo ancora, quando voglio perché so che ce la posso fare e che è un’esperienza che mi dà tanto.

E non solo: così come l’ho fatto io, può farlo chiunque.

PS: mi continuerete a seguire lo stesso? 🙁

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23 comments

  1. Ma devo proprio dirti bentornata?
    Io invece ti auguro di ripartire e di riuscire ad organizzarti per lavorare strada facendo e non fermarti fino a quando non ne sentirai la necessità e la voglia.
    Buona strada

  2. Ma che domande sono? Certo che ti seguiremo… adesso sul blog arriverà il bello! Tutti i tuoi sentimenti si riverseranno qui! Dai, dai… siamo tutti con te!

  3. Grazie carissima per il supporto! Non finirò mai di dirvi grazie per tutto il supporto morale di questi mesi 🙂 comunque, come ti ho detto, il #clamoreincasa proprio non mi si di addice… Devo ripartire!

  4. Mentre cerchi di riprenderti dallo shock pensa al prossimo viaggio, magari è meno dura, e chissà se la prossima volta sarà nuovamente #ClamoreInAsia o sceglierai un altro continente!!
    Ma sappi che ovunque andrai noi ti seguiremo!!! 🙂
    Ben tornata!!!

  5. Oh, mi sembra ieri che sei partita…eppure nel mentre ho fatto in tempo ad andare in Germania, seguire una parte delle tue orme, visitare Anversa, e ora a Dublino, il tutto leggendo le tue avventure…si, 5 mesi sono tanti!
    Peró una volta che si comincia non si finisce piú, ed é vero: lo possono fare tutti, ma chi non l'ha fatto non sa cosa si perde.
    Ti dico bentornata, ma solo perché se non si ritorna non si puó ripartire: buon prossimo viaggio allora ^_^

  6. Certo, continuerò a seguirti! 🙂 Hai dato tanta forza e l'hai data anche a te stessa. Ora non avere più paura, hai la tua vita in mano e puoi fare quello che vuoi. Sai che puoi! Quindi è solo un passaggio, un momento.. puoi decidere di rimanere oppure di ripartire! 🙂

  7. Vero Alessio, sembra siano passati in un baleno ma poi se mi fermo a osservare un attimo mi accorgo che in realtà è un sacco di tempo.. Grazie grazie grazie! Io intanto comincio a pensare al prossimo viaggio!

  8. non posso dirti ben tornata, ma solo ben arrivata in un altra tappa del tuo percorso. visto che siamo della stessa città mi piacerebbe offrirti un caffè solo per ascoltare i tuoi racconti ma credo che cominciare a leggere da qui sia abbastanza per ora 🙂

  9. Sto cercando di organizzare un viaggio come il tuo da fare appena lavoro e famiglia me ne daranno la possibilità. Proprio in questi giorni mi sta assalendo la paura di non riuscirmi mai. Poi arriva un tuo tweet e torno a leggerti. Forse sei dovuta rientrare anche per dare nuova speranza ad un affetto da sindrome di wanderlust, momentaneamente ammanettato dalle gioie della vita familiare.
    Grazie

  10. Paura di non riuscire? Stai scherzando? Non bisogna essere degli eroi, credimi. Visto da qui può sembrare un'impresa eroica, ma ti assicuro che nella realtà non lo è per niente. In quella parte di mondo poi si viaggia in sicurezza e tranquillità e non ci sono davvero problemi insormontabili. Logico, se magari uno ha famiglia e legami le cose si fanno più complicate, ma se senti il bisogno e la voglia di andare fallo, non farti prendere dalla paura 🙂

  11. Ciao era un pò che non leggevo il tuo blog e non sapevo che fossi tornata. Posso capire benissimo il tuo sconvolgimento, a me capita ogni volta che torno dal sud-est asiatico e io di solito sto via per 2 settimane! Però ci torno sempre perchè non posso più stare senza quel mondo così diverso ma che ho imparato ad amare, per cui ti auguro di ripartire presto!!

  12. Ciao Monica, grazie per il tuo commento! È un mese oggi che sono rientrata, lo shock un po' è passato ma in sottofondo c'è sempre la nostalgia è la voglia di ritornare là, dove la mia anima si sente così a casa… Grazie per le tue parole, spero davvero di poter ripartire presto! Un abbraccio

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