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Perdersi in viaggio

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Si fa sempre un gran parlare di come diventare dei viaggiatori provetti, come organizzarsi in modo indipendente e come sapersi orientare (e io stessa avevo dato i miei consigli su come imparare a orientarsi in viaggio), ma si parla solo molto di rado del perdersi in viaggio e di tutto ciò che questo significhi.

Perdersi in viaggio è capitato a tutti, anche ai viaggiatori con la “v” maiuscola: smarrirsi può causare ansia o paura, ma in fondo diventa una grande lezione che “fa curriculum” per ogni viaggiatore – da ogni situazione sfortunata si può sempre imparare – che può anche portare a delle gran belle scoperte.

Dipende sempre dall’approccio e dal proprio stile di vita, dalla filosofia che contraddistingue ognuno di noi: c’è chi parte con un itinerario di viaggio studiato e pianificato nei minimi dettagli e chi parte alla completa avventura, finendo per improvvisare.

L’eventualità di perdersi risulta forse più difficile da digerire per chi rientra nella prima categoria (a proposito, voi in viaggio siete improvvisatori o programmatori?) in quanto caso non contemplato. Forse è messa in conto da chi si lascia andare all’improvvisazione. Fatto sta che il perdersi è qualcosa che può capitare a tutti prima o poi. Voi come reagite?

Perdersi in viaggio: che ansia!

Perdersi in viaggio può essere una passeggiata, una parentesi divertente, ma anche una situazione spiacevole e sconfortante, soprattutto nel caso in cui si viaggia soli. Ma è una cosa normale: a chi non è mai successo?

Alzi la mano chi non si è mai ritrovato a vagare a vuoto senza sapere dove si trovasse, avendo perso completamente la bussola. Io personalmente sono abbastanza fortunata perché ho un buon senso di orientamento, ma questo non mi ha evitato di trovarmi in un punto non ben identificato di Hanoi dopo aver avuto la brillante di idea di salire su un bus a caso (vi svelo un segreto: non era la prima volta che lo facevo) e aspettare che questo compiesse il giro completo della città. Oppure quella volta che mi sono ritrovata sperduta in un villaggio del Laos, costretta a fare l’autostop per raggiungere una località che il pick-up collettivo non mi aveva voluto far raggiungere.

La sensazione nel momento in cui ci si accorge che forse ci si è persi? Smarrimento, inquietudine, avvilimento, un leggero senso di ansia… che poi fa presto a degenerare in ansia vera e propria, paura o panico allo stato puro, man mano che passano i minuti e la situazione non cambia (“Sì è ufficiale, mi sono persa”).

Secondo me il trucco sta nel tenere a bada l’ansia e restare confidenti che in un modo o in un altro verremo fuori da quella situazione antipatica in cui ci siamo cacciati. Viaggio dopo viaggio, esperienza dopo esperienza, col tempo sono diventata una fervente sostenitrice del motto “prima o poi una soluzione si trova“. Ho sperimentato sulla mia pelle che funziona proprio così: basta essere ottimisti.

Un approccio positivo e fiducioso può fare molta differenza. All’inizio può essere un principio difficile da coltivare, ma in genere, mettendolo in pratica, con il passare del tempo lo si conquista (possibilmente si dovrebbe anche essere un po’ positivi di natura).

E se invece ci volessimo perdere… apposta?

Perdersi in viaggio: che bella scoperta!

Un tocco di incoscienza può essere un ingrediente interessante nella vita. A maggior ragione nei viaggi. A volte fa bene uscire dagli schemi prestabiliti, dalle scalette di viaggio fatte a tavolino e dalle tappe fisse. A volte fa bene abbandonarsi al caso.

C’è un vicolo che ci ispira? Il nome di una località ci incuriosisce? Una strada che non sappiamo dove ci porterà? In viaggio, ma anche nella vita di tutti i giorni, è sano lanciarsi in piccole sperimentazioni. Non abbandonare mai la strada vecchia per quella nuova? Ogni tanto va fatto.

Solo così si potrà scoprire che magari nella via dietro la strada più conosciuta c’è un piccolo caffè carinissimo, o una piazza ricca di storia o anche solo un dettaglio che ci colpisce, una porticina che ci piace, un’atmosfera diversa. In altre parole… la sorpresa.

Personalmente mi è capitato un sacco di volte di lanciarmi in esplorazione di un sentiero o una via “sconosciuta” – con la sensazione di essermi effettivamente persa – per poi guadagnare tantissimo in soddisfazione personale ed effetto sorpresa. Una sensazione bellissima…

In viaggio, la cosa migliore è perdersi. Quando ci si smarrisce, i progetti lasciano il posto alle sorprese, ed è allora, ma solamente allora, che il viaggio comincia (Nicolas Bouvier)

Voi quante volte vi siete persi in viaggio? Come è andata?

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8 comments

  1. Bell’articolo, davvero interessante. Mi piace perdermi, ma sono piccoli salti nel vuoto che cerco di fare con la rete di protezione; mi evita l’ansia. Intendo perdermi ma col cellulare in tasca o senza problemi di tempo e soldi. È più facile così.

    Perdersi realmente è indubbiamente affascinante e cercherò di provarci a piccoli passi.

    Complimenti ancora.

    • Grazie Massimo! Anche io opto per una via di mezzo: mi perdo ma sempre con moderazione! 😀
      Buoni viaggi!

  2. Mi hai fatto venire in mente un weekend a Londra di tanti anni fa con una mia amica “non guardare la mappa, ci penso io che conosco la città” e poi mezz’ora di notte a piedi nella periferia prima di ritrovare un pullman che ci riportasse in centro! Non ho mai più lasciato scegliere il percorso a qualcuno senza controllare 🙂

    • Ah ah ah, della serie “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio..” 😀
      Meglio sempre dare una controllatina va..

  3. Bell’articolo! Concordo con la tua visione, spesso il perdersi ci da modo di scoprire dei posti bellissimi e magari anche qualcosa su noi stessi.
    Certo è ovvio che il fatto di non sapere può creare una certa ansia…
    Ricordo ancora la mia prima esperienza, è stata a Londra di notte, ero da solo.
    Ho provato a prendere un bus per tornare a casa ed ho sbagliato clamorosamente (ero a Londra da 2 giorni). Sono finito al capolinea in un quartiere solo di immigrati, molti ubriachi, bottiglie vuote dappertutto,ecc ricordo che era consoderato un quartiere pericoloso (così lessi). Ammetto avevo un pò d’ansia, comunque ne sono uscito 🙂
    Invece a Seoul mi perdevo vagando a caso anche nei quartieri no go (che comunque sono sicuri rispetto ai nostri pari europei).
    Mi piaceva proprio perdermi, però sapevo la korea è un paese sicurissimo.
    Invece a Saigon ho seguito un amico vietnamita dietro sul motorino. Inizia a portarmi in zone desolate la notte, gli chiedo dove andiamo e mi risponde che mi fa vedere delle cose strettamente locali…vabbè, a me piace anche vedere cose locali.
    Moralr arriviamo in questa zona di baracche e alcuni loschi figuri iniziano a minacciarmi dicendo che devo andarmane con fare cattivo. Il tutto in pochi secondi. Dico al mio amico di portarmi via che qui finisce male x me.
    Il mio amico esegue e mi chiede scusa dicendomi che si gli stranieri non possono entrare li, rischiano grosso. Ma lui pensava essendo con lui potevo stare, ed invece no.
    Il punto è che è bello perdersi, ma ci vuole sempre il buon senso di capire, sopratutto se siamo in paese straniero, che non siamo a casa nostra e talvolta potremmo non essere in benvenuti.
    In ogni caso se tutto finisce bene, sono poi esperienze che si raccontano… Ahahhahah

    • Hai perfettamente ragione Stefano! Perdersi non deve essere una scusa per curiosare o invadere la privacy delle persone.. il rispetto prima di tutto. Può capitare di trovarsi in posti in cui non si è i benvenuti, bisogna metterlo in conto.

  4. Ciao, a me capita di “perdermi” volontariamente nelle città, perché in questo modo riesco a vedere delle parti che non sono presenti sui classici itinerari 🙂

    • Brava, è esattamente l’approccio che uso io 😉 il fatto di perdersi viene sempre visto solo con un’accezione negativa, e invece può anche essere una cosa molto positiva 🙂 porta a belle scoperte!

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